L'evoluzione degli stili di vita contemporanei verso l'instabilità sembra il risultato sia della pressione delle trasformazioni in corso sia dell'attrazione che esse esercitano. Da un lato, il capitalismo sta trasformando la proprietà in accesso ai servizi, le cose in esperienze, ma, dall'altro, questo è proprio uno scenario a cui la sinistra anticapitalistica aspirava, in quanto risultato moderno della libertà (dai vincoli di luogo, famiglia, religione, genere...) che la modernizzazione avrebbe dovuto offrire. La “presenza a distanza”, che ha preso piede negli ultimi anni, ha ulteriormente accelerato questa tendenza, interrompendo il divario tra vita e lavoro e dando spazio a una serie di possibili modi di abitare il vuoto. Tutto si sta quindi adattando ai nuovi nomadi e i nuovi scenari abitativi cercano di tradurre i loro bisogni e desideri in risposte architettoniche.
Questo studio si è concentrato sull'isolato Sant'Eligio, un blocco nel centro di Torino dove un recente concorso di progettazione richiedeva proposte in grado di ospitare neolaureati, offrendo loro l'opportunità di rimanere in città e di iniziare a vivere qui. Gli studenti hanno quindi studiato un programma che fondesse un albergo (come spina dorsale funzionale ed economica), un “incubatore di abitazioni” (per soggiorni più lunghi) e servizi condivisi. Poiché l'involucro è il luogo in cui molte questioni architettoniche tendono a concentrarsi al giorno d'oggi, gli studenti hanno esplorato in dettaglio l'interfaccia tra interno ed esterno.